A ragione
un recente convegno a Firenze, organizzato da Italia Nostra, si è chiesto se
le "grandi opere" siano causa o effetto della crisi economica. Ma una cosa è
certa: non ne sono la cura.
Perché
un modello di finto sviluppo come questo ha tanta solidità da esser
condiviso da governi d'ogni sorta?
La forza d'urto delle lobbies e dei loro
affari è essenziale ma non basta.
La dominanza di una fallimentare idea di
crescita è il rovescio e l'identico della drammatica incapacità di
immaginare per il Paese un modello alternativo di sviluppo, che vinca il
muro contro muro delle opposte retoriche della "crescita" e della
"de-crescita". E l'assenza di un progetto per l'Italia del futuro è insieme
causa ed effetto della crisi della politica, della fiducia nei partiti scesa
sotto l'8%, della somiglianza fra non-progetti "di destra" e non-progetti
"di sinistra".
Ma è proprio impossibile immaginare un'Italia
ancora capace di vera innovazione, e non solo di cementificazione?
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